Una Lisbona Globale alla guida dell’Unione Europea

Il logo della presidenza portoghese del Consiglio dell'Unione Europea, al via il 1° gennaio 2021. (FLICKR/EU2021PT)

Tredici anni dopo la firma del Trattato di Lisbona, nel 2021 il Portogallo torna al timone del Consiglio dell’Unione Europea in un momento chiave per la messa in opera della ripresa post-pandemia e la costruzione dell’UE del domani. 

Il 1° gennaio 2021 il Portogallo assumerà nuovamente la presidenza di turno dell’UE. Tra le priorità illustrate dal Primo Ministro António Costa, pilastro sociale, cooperazione economica, e rafforzamento dell’autonomia strategica dell’Europa, con uno sguardo speciale a come potrebbero cambiare le relazioni transatlantiche nell’era Biden (che si apre il 20 gennaio).

Dire che la presidenza portoghese, la quarta dall’adesione del Paese all’UE del 1986, sarà cruciale sarebbe riduttivo. Gli elementi e i fattori che potrebbero influenzare la leadership portoghese sono molteplici, interni come esterni.

Lisbona dovrà guidare l’Europa nell’uscita dal tunnel della seconda, se non terza, ondata pandemica: se il compito di Croazia e Germania fu quello di reagire all’imprevedibilità ed all’eccezionalità dello sconosciuto fenomeno pandemico e di costruire ex novo un piano di reazione sanitaria, economica e sociale, il Portogallo dovrà fare tesoro di tali decisioni e guidare politicamente l’UE fuori dalla pandemia.

C'è luce oltre il Covid per l'Europa unita?

Se c’è un lato positivo nella pandemia che stiamo vivendo e nelle sue conseguenze sanitarie, sociali ed economiche è che per la prima volta tutti i Paesi dell’Unione Europea si ritrovano a essere uguali davanti alla portata devastante del Covid-19. …

Dovrà inoltre fare proprie le dinamiche interne all’Unione, specialmente con stati oggi difficili come Polonia ed Ungheria, con l’obiettivo di garantire il progredire del progetto europeo; raggiungere un confronto costruttivo con il fronte dei “Frugali” sui meccanismi economico-finanziari; raccogliere l’eredità politica dell’importante presidenza a guida tedesca, ma soprattutto gestire dossier tradizionali della propria politica estera, come Africa e Stati Uniti, a cui affiancare quelli ancora in sospeso dall’era pre-pandemia come l’accordo sul futuro delle relazioni post-Brexit, i rapporti con Russia e Cina e quelli con una Turchia divenuta un interlocutore sempre più difficile; la risoluzione delle crisi  e dei conflitti nel Vicinato, tra cui Libia, Siria, Yemen; dare finalmente una direzione concreta al processo di adesione del Balcani occidentali a 25 anni dagli accordi di Dayton.

Senza dimenticare l’organizzazione della Conferenza sul Futuro dell’Europa del prossimo 9 maggio, determinante per il percorso europeo che si vorrà impostare per garantire un’effettivo ripresa sociale, politico ed economico.

L’Africa geopolitica sarà un pilastro chiave dell’azione portoghese. Come dimostra la mappatura interattiva di ECFR Coalition Explorer, il Portogallo è l’unico Stato membro ad inserire l’Africa, come seconda dopo la politica fiscale, tra le proprie cinque priorità. Per tali motivi, il mancato summit UE-AU, annullato causa pandemia, potrebbe diventare una delle iniziative che Lisbona vorrà fare proprie.

Tensioni tra Africa ed Europa: salta il summit Ue-Ua

La decisione sarebbe stata presa dal leader dell’Unione africana e presidente del Sudafrica Ramaphosa. Sullo sfondo, dicono a Bruxelles, la “frustrazione” africana circa la scarsa considerazione dell’Europa nell’ambito del partenariato.

Un mistero, ma neanche troppo, avvolge l’annullamento del vertice tra l’Unione …

Il dossier americano è altresì determinante. Da sempre tra i Paesi più atlantisti, il Portogallo ha sofferto la presidenza Trump ma ha saputo trasformare la scarsa fiducia in Washington in maggiore richiesta di Europa e di maggiore cooperazione in seno all’UE. Sarà interessante vedere come Lisbona si muoverà tra Washington, alleato storico, e Pechino, partner economico necessario e determinante soprattutto a seguito della firma della Belt and Road Initiative del 2018. Partner tuttavia problematico e verso il quale esistono circa 27 strategie europee. La sfida del Portogallo potrebbe essere quella di fare dell’UE l’unico interlocutore europeo della Cina ma soprattutto di trovare una posizione per l’UE all’interno dello scontro tra Stati Uniti e Cina, senza smettere di costruire sinergie con altri attori asiatici come l’India ed il gruppo ASEAN, nel sud-est asiatico.

Importante ed interessante sarà la collaborazione con l’Italia, per la prima volta nella sua storia alla guida del G20 nel 2021, ma anche al timone della COP26 insieme al Regno Unito: clima e sanità saranno dunque due priorità su cui i due stati membri UE del sud Europa dovranno lavorare insieme, con l’ambizioso obiettivo di costruire un lascito che non sia solamente nazionale ma europeo, globale e multilaterale. Il Social Summit previsto a Porto nel maggio 2021, insieme all’Health Summit previsto in Italia, rappresenteranno due occasioni uniche per lavorare insieme e costruire sinergie pan-europee che sostengano l’Europa in uno dei momenti più difficili dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e che vedano come protagonisti due paesi già fortemente colpiti dalla crisi economico-finanziaria e migratoria.

Tra i Paesi meno colpiti dalla prima ondata pandemica, il Portogallo soffre oggi dell’aumento di contagi e vittime, con numeri tuttavia non paragonabili al caso italiano, francese e spagnolo. La presentazione del Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza è stata molto focalizzata sulla svolta green del Paese, su cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen conta molto. Dalle forti dichiarazioni di solidarietà e dagli appelli alla cooperazione europea manifestati dalla leadership portoghese durante le fasi più critiche della pandemia, dalla questione sociale, cruciale per la storia e per situazione del Portogallo, fino ai grandi sforzi che il piccolo Paese sta compiendo in ambito green, tutti questi fattori restituiscono la fotografia di uno Stato che forse non ci aspettavamo e su cui le aspettative saranno veramente globali, oggi più che mai.

Teresa Coratella è Program Manager dell’European Council on Foreign Relations (ECFR) di Roma.

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